L’approvvigionamento di beni e servizi effettuato dalle PA rappresenta a livello europeo il 16,5% del PIL. In Italia il mercato inerente agli appalti delle PA è stimato intorno a mille miliardi di euro l’anno. Quali potrebbero essere i risvolti dal punto di vista della sostenibilità nel momento in cui le PA adottassero pratiche di “acquisti responsabili”?
Che i consumatori siano, negli ultimi tempi, molto più attenti ai prodotti che acquistano non è di certo una novità. Secondo l’ultima indagine effettuata dalla Det Norske Veritas (DNV), infatti, i dati emersi vanno a confermare questa tendenza:
• il 70% dei consumatori dà importanza agli aspetti etico-sociali dei prodotti acquistati
• il 65% dei consumatori dà importanza agli aspetti ambientali
• l’83% dei consumatori attribuisce un maggior valore ad una produzione con basse emissioni di Co2.
Ciò che rappresenta una novità rispetto ai cosiddetti “acquisti verdi” è dato, invece, da percorsi responsabili intrapresi da diverse Pubbliche Amministrazioni (PA), che prediligono, per i loro acquisti, prodotti con alte qualità ambientali.
Questa pratica degli acquisti verdi in riferimento alle Pubbliche Amministrazioni è definita come “Green Public Procurement” (GPP) e consiste nell’introduzione di criteri ecologici nei processi di fornitura degli enti pubblici.
Attraverso il GPP si valuta, al momento dell’acquisto, l’impatto ambientale di un determinato prodotto durante tutto il suo ciclo di vita. Le PA hanno, dunque, la possibilità di condizionare il mercato agendo sull’interazione tra domanda e offerta, premiando nei loro appalti prodotti ecosostenibili.
A livello europeo, anche la legislazione comunitaria si è dimostrata sensibile al tema, incoraggiando le PA ad integrare, nelle loro politiche di appalti, anche alcune considerazioni di carattere “sostenibile”. La direttiva europea inerente al codice degli appalti, infatti, all’articolo 68, invita le PA a tenere in considerazione la tutela ambientale nel procedimento dei propri acquisti.
Attualmente l’approvvigionamento di beni e servizi effettuato dalle PA rappresenta a livello europeo il 16,5% del PIL, cifra non di molto superiore alla tendenza italiana. Calcolando che il mercato inerente agli appalti delle PA solo in Italia è stimato intorno a mille miliardi di euro l’anno, è intuibile che stiamo parlando di un segmento di mercato non indifferente dal punto di vista economico.
Se le PA esigessero e quindi sviluppassero appalti pubblici “verdi”, si renderebbe di certo più incisivo lo sviluppo sostenibile, con ricadute positive su tutta la filiera economica del territorio di competenza dell’amministrazione pubblica.
Il Green Public Procurement genera, infatti, un valore sostenibile riscontrabile in diversi ambiti:
• nel risparmio energetico
• nella riduzione della quantità di rifiuti
• nel risparmio economico per la comunità di riferimento
• nell’effetto domino riguardante i prodotti ecologici
• nel rafforzamento dello stakeholder engagement tra PA, cittadini, imprese
Specie in riguardo a quest’ultimo punto, attraverso il GPP si creerebbe un sistema territoriale basato su di una logica win-win, con la creazione di un dinamismo virtuoso dell’economia locale, un miglioramento reputazionale del territorio, ed un vantaggio competitivo in termini di marketing territoriale.