Il Made in Italy, inteso come prodotto di eccellenza della produzione italiana, porta nel suo DNA una serie di asset intangibili (gusto del bello, creatività, abilità) che lo rendono unico agli occhi del mercato internazionale.
In tal senso, la RSI può rendere questi asset durevoli e sostenibili nel tempo e al contempo proteggere il nostro export da successive congiunture economiche sfavorevoli.
Il termine “Made in Italy” identifica la produzione artigianale e industriale italiana destinata al mercato estero.
I prodotti che rientrano in questo settore sono principalmente di tre tipi:
• Beni durevoli (come l’abbigliamento, il settore tessile e calzaturiero).
• Prodotti per l’arredamento.
• Prodotti del settore agro-alimentare.
Motore trainante della produzione Made in Italy, invece, è la piccola-media impresa italiana, che è riuscita a trovare una posizione di prestigio nei mercati internazionali. Basti pensare che l’Italia, assieme alla Germania, possiede la leadership nel settore manifatturiero.
L’espressione Made in Italy, però, denota un qualcosa di ben più importante di un mero marchio di origine. È diventato un sinonimo di leadership, di qualità ed affidabilità universalmente riconosciute.
Il segreto del successo delle PMI italiane è che hanno saputo far leva sul ricco patrimonio immateriale a loro disposizione. Infatti, dietro al prodotto Made in Italy, vi sono degli asset intangibili ben identificabili:
• capitale relazionale
• capitale umano
• innovazione tecnologica
Negli ultimi anni però, la globalizzazione prima e la recente crisi dei mercati finanziari poi, hanno fortemente inciso sulla quota di mercato detenuta dai nostri prodotti.
Una via d’uscita per superare questo momento di congiuntura economica sfavorevole può essere dato dall’implementazione di politiche di RSI atte a consolidare e dare curabilità agli intangibles, che sono alla base del prodotto Made in Italy.
Ad esempio, attraverso strategie di valorizzazione del Capitale Umano si raggiungerebbe di certo un miglioramento del clima aziendale. Una strategia per migliorare la ricerca e lo sviluppo, invece, potrebbe essere data dalla partnership diretta tra aziende e centri di ricerca o Università.
Inoltre vi è la possibilità di creare dei distretti sostenibili, allargando le strategie di RSI anche ai fornitori e ai partner delle diverse aziende.
In questo modo il marchio italiano esportato all’estero guadagnerebbe ancor più prestigio e qualità, oltre che nuovi possibili clienti, sempre più alla ricerca di prodotti sostenibili.
Infatti è ormai riconosciuto che gli asset intangibili contribuiscono alla creazione di un’ampia quota del valore reale per l’impresa e generano significativi benefici futuri.
In quest’ottica, politiche di RSI possono essere un motore di spinta per la valorizzazione di questi asset, e di conseguenza per il rilancio del Made in Italy in una prospettiva di lungo periodo.
La strada da seguire, dunque, è quella di investire di più su questi asset intangibili, specie nella conoscenza ed abilità delle risorse umane, sull’immagine aziendale ed estetica dei prodotti, sull’innovazione organizzativa e tecnologica.