Il decreto Brunetta, pubblicato sulla gazzetta Ufficiale il 31 ottobre 2009, reca disposizioni concernenti la “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”.
Scopo della cosiddetta riforma Brunetta è quello di garantire una migliore organizzazione del lavoro pubblico, assicurare il progressivo miglioramento della qualità delle prestazioni erogate ai cittadini, ottenere adeguati livelli di produttività del lavoro pubblico, favorire la trasparenza e l’integrità e creare un sistema basato sulla meritocrazia delle cariche pubbliche.
Tralasciando le polemiche legate alla materia di contrattazione e alle accuse di “aziendalizzazione del pubblico”, possiamo tranquillamente affermare che il decreto compie un passo importante per quel che concerne la responsabilità delle Pubbliche Amministrazioni, andando incontro alle aspettative di chiarezza e trasparenza del loro operato nei confronti dei propri stakeholder, ossia noi cittadini.
Grazie alla riforma, infatti, i cittadini avranno modo di essere informati sulla programmazione degli obiettivi prefissati dalle amministrazioni e sui risultati conseguiti da queste, attraverso due nuovi strumenti:
- il Piano della performance
- la Relazione sulla performance
Infatti, attraverso il Decreto, le Pubbliche Amministrazioni sono tenute a redigere:
- un documento programmatico triennale, denominato Piano della performance da adottare in coerenza con i contenuti e il ciclo della programmazione finanziaria e di bilancio, che individua gli indirizzi e gli obiettivi strategici ed operativi e definisce, con riferimento agli obiettivi finali ed intermedi ed alle risorse, gli indicatori per la misurazione e la valutazione della performance dell’amministrazione, nonché gli obiettivi assegnati al personale dirigenziale ed i relativi indicatori
- un documento da adottare entro il 30 giugno, denominato Relazione sulla performance che evidenzia, a consuntivo, con riferimento all’anno precedente, i risultati organizzativi e individuali raggiunti rispetto ai singoli obiettivi programmati ed alle risorse, con rilevazione degli eventuali scostamenti, e il bilancio di genere realizzato.
È evidente che, almeno sulla carta, questi due documenti hanno molto in comune con il Bilancio Sociale, dato che si pongono l’obiettivo di: comunicare una chiara e trasparente programmazione dell’operato svolto dagli Enti; dare rilevanza al capitale umano interno (anche attraverso la responsabilizzazione dei propri dipendenti); ricercare un continuo dialogo con i propri stakeholder.
A nostro parere, dunque, l’aspetto innovativo della riforma è proprio questa ricerca della trasparenza collegata all’operato delle Pubbliche Amministrazioni.
Infatti, il decreto afferma che “La trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni pubbliche, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione svolta dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità”.
Concludiamo con una iniziativa interessante di Unioncamere, che ha firmato un protocollo d’intesa con il Governo per l’attuazione del Decreto Brunetta e, inoltre, sta sviluppando strumenti per presidiare il ciclo di vita della pianificazione e controllo in riferimento agli enti camerali.
Tra questi, c’è il progetto di sistema sul Bilancio sociale che, con la collaborazione di Retecamere, consentirà di individuare linee guida e strumenti per la rendicontazione all’esterno (agli stakeholder) delle prestazioni camerali.