Durante l’incontro svoltosi il 25 maggio presso la sede del CTC di Bologna, il premio Nobel dell’economia Amartya Sen ha incentrato la il suo intervento su due questioni cruciali:
- la necessità di individuare degli indicatori che vadano oltre il PIL.
- il tema, sempre più attuale, dello sviluppo sostenibile.
Il dibattito sui limiti del PIL come unico indice per la valutazione della performance economica è stato trattato da Amartya Sen anche all’interno della Commissione Fitoussi.
Secondo la Commissione “il PIL non può costituire la chiave di lettura di tutte le questioni oggetto di dibattito pubblico. In particolare, il PIL non misura la sostenibilità ambientale o l’inclusione sociale ed occorre tenere conto di questi limiti quando se ne fa uso nelle analisi o nei dibattiti politici”.
Riprendendo la tesi sviluppata a partire dal 1984, il premio Nobel sottolinea che il PIL non va sostituito con altri indicatori, ma integrato attraverso 3 approcci inclusivi collegati alla performance aggregata della società, al fine di misurare lo standard di vita delle persone:
- l’approccio secondo cui il grado di benessere deve essere misurato sulla base dell’opulenza economica;
- l’approccio secondo cui lo standard di vita deve essere misurato attraverso la felicità delle persone;
- l’approccio secondo cui la misurazione del benessere deve essere calcolata attraverso la capacità e la libertà delle persone.
Amartya Sen ha concluso il suo intervento “andando oltre” anche all’idea di sostenibilità.
Il rapporto Brundtland afferma che “lo Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Amartya Sen, in linea con l’economista Robert Solow, allarga il raggio della sostenibilità, affermando che lo sviluppo è realmente sostenibile solo nel momento in cui le generazioni future avranno le opportunità e le aspettative paragonabili o superiori a quelle di oggi.