Per molti anni la volontà di un’azienda di essere un marchio responsabile dal punto di vista ambientale e sociale era basata principalmente su una questione di fondo: il nostro business sarà redditizio?
In linea generale, le aziende hanno sempre dato preferenza al profitto per i propri azionisti anziché a un impegno sufficiente a investire in una maggiore responsabilità sociale. La sostenibilità è stata sempre vista come un costo per l’azienda e non come un investimento in grado di apportare benefici nel medio e lungo periodo.Oggi, però, sembra che questa tendenza si sia invertita, visto che molte aziende riconoscono i potenziali vantaggi, sia finanziari che reputazionali, legati al coinvolgimento dei consumatori e degli stakeholder più in generlae, nell’aspirazione condivisa alla costruzione di un mondo migliore.
Si nota come questo stia già accadendo fra alcuni marchi leader come Pepsi, Google, Nike, Patagonia e Starbucks. Questi brand si sono guadagnati il rispetto dei consumatori per il loro impegno in alcune aree di responsabilità sociale ed ambientale collegate alle loro attività.
Come si è arrivati alla costruzione di un brand sostenibile e responsabile?
In gran parte, è successo perché i benefici per il coinvolgimento degli stakeholder da parte delle aziende sono aumentati in maniera significativa, specie grazie ai social media. Le nuove dinamiche tra marchio e consumatore, determinate dai social media, danno prova di essere un fattore potente per il cambiamento.Questo cambiamento comincia quando i marchi riconoscono che, nel futuro, per ottenere più clienti devono offrire loro una visione di un mondo migliore e devono invitarli ad aiutare l’azienda a ottenere questa missione attraverso la co-creazione della storia del marchio.
Quando i clienti diventano fan affezionati, usano i loro social network per diffondere la parola sul marchio, portando ancora più fans a fare parte della rete. Questa dinamica potrebbe avere dei costi iniziali, ma alla fine ripaga attraverso un’audience globale estesa di fan e di consumatori.
Trasformare un marchio in un leader sostenibile e socialmente responsabile non è un percorso rapido, semplicemente rivedendo le strategie di marketing e di pubblicità. Occorre impegnarsi per identificare la visione che i clienti troveranno credibile e allineata ai loro valori.
L’azienda deve imparare a coinvolgere i propri clienti in modo autentico e trasparente, usando i social media per creare un dialogo significativo con tutti gli stakeholder, anche quelli giudicati come critici. In ultimo, deve respingere le forze ostili al cambiamento, inclusa quella parte di azionisti e classe manageriale che si oppone e si batte per conservare i benefici di breve termine.
I 7 passi per diventare un brand sostenibile
Il processo che un’azienda deve intraprendere per divenire un brand leader nei prossimi dieci anni sarà un processo evolutivo che implicherà almeno 7 passi. Ognuno è definito dal suo unico stile di leadership, visione di brand, dedizione ai social media e livello dei propri stakeholder:
- Interesse aziendale non sostenibile: questo stadio è quello in cui versa la maggior parte delle organizzazioni oggi. Donano fondi alle attività filantropiche o praticano qualche tipo di marketing sociale ma, in gran parte definiscono il proprio successo in termini di ritorni monetari per gli azionisti.
- Coinvolgimento auto-diretto: un numero crescente di organizzazioni si sta muovendo verso questa direzione, e riconosce cha cambiare il proprio profilo di responsabilità sociale può portare a dei benefici. Ma la maggior parte degli sforzi è ancora legata alla gestione dell’immagine agli occhi del pubblico. Le organizzazioni sono ancora motivate dal desiderio di evitare la pubblicità negativa.
- Riflessione dei manager C-suite: in questo stadio, i leader aziendali cominciano a riflettere sulla loro visione per il marchio. Pochi però si impegneranno in una proposta per il futuro dell’azienda che sia basata sul raggiungimento di obiettivi di responsabilità sociale più elevati.
- Il consumatore contro l’egoismo delle aziende: in questa dimendione, l’azienda comincia ad impegnarsi in modo autentico verso un comportamento socialmente responsabile. Nonostante ciò, l’azienda ancora non riesce a rendere gli sforzi verso i consumatori consistenti. Di conseguenza, i consumatori (e i dipendenti) spesso vedono che esiste una discrepanza fra quello che l’azienda dice di fare e le sue azioni, inclusa la supply chain e i prodotti e i servizi che offre.
- Riforma auto-diretta: in questa dimendione, l’azienda esamina i dettagli della propria gevernance – i suoi valori chiave, scopo e coerenza dei propri messaggi. L’azienda apporta dei cambiamenti significativi come il cambiamento dei propri fornitori, l’imposizione di standard etici severi e assumendo nuovi leader per riformulare la propria visione. Per la maggior parte, questi cambiamenti non sono visti dal pubblico.
- Brand leader: in questa dimensione, l’azienda abbraccia la necessità di condividere la governance del proprio marchio con i consumatori. Riconosce la necessità di essere trasparente, responsabile e autentica. Il marchio cerca di diventare un modello per gli altri nel suo comportamento socialmente responsabile. I dipendenti giudicano l’azienda come un ottimo posto in cui lavorare, gli stakeholder le attribuiscono voti alti in quanto impresa responsabile e i consumatori la giudicano una guida per gli impatti sociali positivi, parlando del marchio nei loro blog, tweets e nei social network.
- Marchio Visionario: in questa dimensione finale, il marchio è rispettato per avere una visione forte e di lungo periodo di un mondo migliore che cerca di rendere accessibile a tutti. Riesce a comunicare questa visione a quegli azionisti che richiedono solo i profitti di breve periodo. Mantiene un dialogo regolare con i suoi consumatori, che vogliono co-creare la storia del marchio, e sono fan leali del marchio e ne fanno aumentare i profitti. Ottenendo questo status di marchio visionario e illuminato, i suoi consumatori formano una rete sinaptica che supporta non solo i prodotti ma anche i valori chiave del marchio, che diventano importanti per le loro vite.
Le compagnie di oggi possono davvero diventare marchi socialmente responsabili, ma solo se lo vogliono e chiedono aiuto ai propri clienti. Infatti, se consideriamo i contatti online di compagnie come Facebook e Twitter, e i contatti offline di aziende quali Proctor & Gamble, Unilever, Coca-Cola e Walmart, e la lealtà che i consumatori tributano ad imprese come Apple, Nike e Patagonia, è facile immaginare come una popolazione pratica sia del web che dei temi sociali possa costringere le imprese – e tutti quelli che vogliono seguire il loro esempio – a diventare i brand sostenibili leader del futuro.
L’autore di questo articolo è Simon Mainwaring. Prima di fondare We First, una società di consulenza sul branding, Simon era un creativo Nike alla Wieden+Kennedy e Worldwide Creative Director per Motorola e Ogilvy.Scrive su simonmainwaring.com e twitta come @simonmainwaring