Oggi, sul blog CSR e Dintorni, Rossella Sobrero, presidente di Koinetica, intervista il nostro direttore, Andrea Casadei. Al centro dell’intervista il tema del Rating di Legalità e le sue evoluzioni
Riportiamo l’intervista ad Andrea Casadei, apparsa sul blog CSR e Dintorni:
Durante un recente seminario in Sicilia (ma non solo) hai sostenuto l’importanza del Rating di legalità. Di questo tema ho già parlato nel mio blog qualche mese fa in un’intervista a Sebastiano Renna (link a rossellasobrero.it/il-personaggio-della-settimana-sebastiano-renna/). Qual è la tua posizione sull’argomento?
Il ragionamento di Renna sul tema del Rating è condivisibile in senso assoluto. Ma bisogna tenere a mente dove ci troviamo: in Italia i problemi della cultura della furbizia e della corruzione purtroppo sono piaghe da sempre presenti nel nostro Paese, più che in altri. Per questo motivo il Rating di legalità è stato sviluppato qui e non altrove. Secondo Bankitalia, il mancato rispetto della legalità in Italia erode (se consideriamo l’economia sommersa) il 31,1% del PIL, una cifra disarmante. Ma in questo contesto il meccanismo del Rating io lo considero più una opportunità che le imprese hanno per distinguersi nel mercato come virtuose e sane. Lo Stato infatti non dovrebbe solo punire l’illegalità (controllando i territori in cui imperversa l’economia illegale), ma anche premiare la legalità! Premiare comportamenti corretti e legali innesca infatti meccanismi di emulazione virtuosi, mentre questa attitudine non avviene nei casi in cui è punito un comportamento negativo. Intendiamoci: punire comportamenti scorretti e non legali è assolutamente doveroso (e in questo sono d’accordo con Renna quando afferma che questa azione dello Stato italiano è sicuramente da rivedere), ma non mostra la strada da intraprendere, bensì quella da non perseguire. Invece, premiare la correttezza mette in evidenza per le persone giuridiche (così come per le persone fisiche) il percorso da intraprendere. Quindi a mio avviso il Rating non costituisce un’azione negativa, un ulteriore passo verso lo svuotamento dell’effettiva capacità di sovranità del nostro Stato, ma un’azione complementare e positiva alla capacità di uno Stato di fare rispettare la legge!
Sempre in tema di Rating di legalità, negli ultimi mesi ci sono stati sviluppi interessanti?
Diversi apparati pubblici regionali, provinciali e locali hanno elaborato una serie di premialità per le imprese dotate di Rating che solamente in un mese (da novembre a dicembre 2014) sono raddoppiate. Questo è un dato a mio avviso positivo e denota la volontà da parte delle organizzazioni sane di distinguersi. Se questa azione poi è anche incentivata, ben venga.
Recentemente BilanciaRSI, insieme all’INR (Istituto Nazionale di Ragioneria), ha lanciato l’Osservatorio Bilanci Integrati. Ci spieghi le finalità di questa iniziativa?
Per quanto riguarda l’accordo con INRI verrà creato un comitato di persone interessate al tema Report Integrato per promuoverlo e diffonderne la cultura. Il Bilancio Integrato risponde secondo noi con efficacia ad una serie di problematiche alle quali i tradizionali modelli di rendicontazione non possono far fronte, soprattutto nella misura in cui la mancanza di dati completi e comprensivi che caratterizza le modalità tradizionali di reporting rende impossibile per le imprese, gli investitori e gli altri stakeholder assumere decisioni pienamente consapevoli, elaborate soppesando anche la componente dei fattori non strettamente finanziari nel processo di creazione e condivisione del valore.
Al contrario, il Bilancio Integrato supera l’incapacità della gran parte dei report aziendali di individuare e comunicare l’esistenza di rischi sistemici integrando in maniera olistica i fattori finanziari e quelli afferenti alle sfere ambientale, sociale e della governance. Pertanto, l’adozione del Bilancio integrato prova che un’organizzazione ha adottato una strategia davvero sostenibile, rispondendo alle opportunità e ai rischi legati alla necessità di contribuire alla costruzione di una società anch’essa sostenibile. In secondo luogo, redigere un unico documento per dialogare con tutti i portatori di interesse, significa migliorare sensibilmente la qualità della comunicazione aziendale e la trasparenza. Negli ultimi anni, la rendicontazione integrata è passata dall’essere una frontiera d’avanguardia della rendicontazione ad assumere i connotati di un vero e proprio movimento sociale, anche grazie all’opera di pianificazione, armonizzazione e diffusione delle pratiche di rendicontazione integrata condotta dall’ International Integrated Reporting Council (IIRC).
La scelta di redigere un Bilancio Integrato, che integri e sviluppi le informazioni solitamente contenute nel Bilancio di Esercizio e nel Bilancio di Sostenibilità, non riguarda solo le big corporation, ma si applica ad organizzazioni di ogni dimensione e appartenenti a diversi settori economici e produttivi e rappresenta una pratica auspicabile per tutti quanti desiderino comunicare in maniera sinergica e puntuale l’integrazione delle proprie performance finanziarie e non finanziarie.