Il 22 gennaio, la Commissione europea ha presentato la propria proposta di obiettivi vincolanti al 2030 in materia di clima ed energia.
Gli obiettivi contenuti nella proposta riguardano la riduzione delle emissioni di gas serra del 40% e il raggiungimento del 27% di energie rinnovabili (mentre non è stato previsto nessun obiettivo per l’efficienza energetica), ed hanno indotto reazioni fra di loro in contrasto: da una parte gli ambientalisti hanno sostenuto la scarsa efficacia di questi obiettivi rispetto alle problematiche del climate change, dall’altra gli industriali italiani hanno messo in evidenza il rischio di perdita di competitività delle aziende che dovrebbero conformarsi a standard giudicati troppo rigidi.
In un’intervista con Veronica Ulivieri per La Stampa, Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club, ha sostenuto che, nonostante il 27% di rinnovabili non sia una percentuale elevata, questo dato potrà essere migliorato con la mediazione dei prossimi mesi, in cui l’Italia giocherà un ruolo rilevante grazie al semestre di presidenza del Consiglio UE.
In merito alle accuse delle associazioni ambientaliste, che considerano la proposta della Commissione troppo debole, Silvestrini sostiene che una riduzione del 40% delle emissioni sia un buon obiettivo, anche in considerazione del fatto che, nel 2015, si svolgerà a Parigi la conferenza internazionale sul clima, in occasione della quale l’Europa potrà sostenere di aver fatto la propria parte.
Per quanto invece attiene alla quota di energie rinnovabili, sembra che i Paesi dell’Est osteggiassero la definizione di un target specifico, in netto contrasto con l’azione della Germania grazie a cui, alla fine, si è giunti a designare una percentuale del 27%, che potrebbe essere elevata in fase di trattativa durante il semestre di presidenza italiano.
Relativamente alla mancanza di target specifici per l’efficienza energetica, si può pensare che l’assenza di obiettivi sia dovuta anche alla frammentazione nell’universo della Green Economy che ne decreta la debolezza e l’incapacità di svolgere azione di lobbying.
In questo contesto, dichiara Silvestrini, in Italia abbiamo da poco lanciato il coordinamento FREE, che raccoglie più di 20 associazioni e il cui scopo è far pesare di più questa realtà.