Riconoscimento di premialità in favore delle aziende certificate
Il DL 29 maggio 2023 n. 57 prevede nuove modalità per attestare l’adozione di politiche di parità di genere, in particolare, il provvedimento all’art. 2 che introduce una modifica al Nuovo Codice dei Contratti pubblici.
Il nuovo Codice dei contratti pubblici (D.lgs. 36/2023), che entrerà pienamente in vigore dal 1° luglio 2023, si arricchisce di una norma ad hoc che “al fine di promuovere la parità di genere” obbliga le stazioni appaltanti a prevedere nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, “il maggior punteggio da attribuire alle imprese per l’adozione di politiche tese al raggiungimento della parità di genere comprovata dal possesso della Certificazione della parità di genere”.
Si fa riferimento alla Certificazione rilasciata da enti accreditati secondo la UNI/PdR 125:2022.
Con questa modifica, il governo rifiuta la mera autocertificazione del possesso dei requisiti di parità di genere e va a sanare il vulnus contenuto nel Codice, il quale prevedeva una premialità facoltativa e non obbligatoria come invece richiesto dalla Missione 5 del PNRR.
Ridimensionamento dello sconto della cauzione
Per i possessori della Certificazione, il vecchio Codice prevedeva uno sconto del 30% della cauzione non cumulabile con altre riduzioni, che l’operatore economico era chiamato a prestare per partecipare alle procedure di affidamento.
Il D.lgs. 31 marzo 2023 n. 36, invece, ha ridimensionato la premialità con la previsione di una riduzione fino a un massimo 20% cumulabile con altre riduzioni previste dal Codice, a fronte del possesso di “Certificazioni o marchi”, il cui elenco è contenuto nell’allegato II.13. In tale elenco è inserita anche la UNI/PdR 125:2022 equiparata al rating di legalità o all’attestazione relativa al Modello 231 ai fini dello sconto sulla garanzia provvisoria ridotta al 20%.
La certificazione della parità di genere: uno strumento per colmare il ritardo dell’Italia sui divari di genere
Secondo il rapporto del World Economic Forum sulla parità del genere (2021), che classifica 156 paesi, l’Italia si ritrova al 63° posto per quanto riguarda la riduzione dei divari di genere. Mentre a livello europeo, l’Italia si colloca attualmente al 14° posto tra i 27 paesi dell’Ue in tema di parità di genere, ottenendo un punteggio pari a 65 su 100 dell’indice sull’uguaglianza di genere, calcolato dall’Istituto Europeo per la Parità di Genere (EIGE – European Institute for Gender Equality) per l’anno 2022. Nella Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026, il governo italiano ha fissato l’obiettivo entro il 2026 di un incremento di cinque punti nella classifica dell’indice sull’uguaglianza di genere.
Inoltre, il governo ha disposto un “Sistema di Certificazione della Parità di Genere” che proviene dall’intervento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), a titolarità del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. Esso apre una nuova finestra, volta ad accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la crescita professionale delle donne.
La Certificazione sulla parità di genere (UNI/PdR 125:2022), come funziona?
La Certificazione avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa. Al rilascio della Certificazione provvedono gli organismi di certificazione accreditati presso Accredia (ai sensi del regolamento CE 765/2008) che operano sulla base della prassi UNI/PdR 125:2022. Qualunque tipo di organizzazione di qualsiasi dimensione e forma giuridica operante nel settore pubblico o privato può certificarsi.
Il percorso di “costruzione” della CertificazioneUNI/PdR 125:2022 ha una durata media tra i 6 e gli 8 mesi. La Certificazione della parità di genere, attesta le misure adottate in azienda per ridurre il divario di genere ed in generale per prevenire ogni forma di discriminazione all’interno dell’ambiente di lavoro.
La Certificazione viene rilasciata al momento della rilevazione degli indicatori, se esistono già i requisiti relativi al conseguimento del punteggio minimo stabilito attraverso i KPI. Il certificato rilasciato avrà validità pari a 3 anni, durante i quali l’impresa verrà sottoposta a degli audit di sorveglianza con cadenza annuale (a 12 e 24 mesi), con l’obiettivo di verificare se le criticità rilevate sono state affrontate attraverso piani di mitigazione e miglioramento dell’equità di genere.
Incrementare il fatturato aziendale, esoneri contributivi: i vantaggi multipli per le aziende certificate per la parità di genere
Il possesso della Certificazione ai sensi della UNI/PdR 125:2022 consente alle aziende di accedere ad alcuni vantaggi:
- a livello competitivo, secondo il Diversity Brand Index, le imprese certificate fatturano il 23% in più;
- un esonero dal versamento dei contributi previdenziali, o de-contribuzione, in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui. Tale beneficio comporterà per l’azienda la possibilità di ammortizzare i costi di consulenza e certificazione, soprattutto nel primo anno di applicazione, con ulteriore beneficio negli anni successivi;
- il riconoscimento di un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti;
- le aziende con più di 50 dipendenti possono anticipare l’obbligo di redigere un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni e in relazione allo stato di assunzioni (Legge 162/2021).
Le aziende in possesso di altre certificazioni potranno disporre di altri vantaggi:
- la certificazione SA8000 garantisce una riduzione delle giornate di audit UNI/PdR 125:2022;
- la certificazione UNI/PdR 125:2022 può fornire supporto all’elaborazione dei Rapporti di sostenibilità ESG secondo i GRI Index, di cui la parità di genere costituisce un fattore importante;
- questa progettualità potrà ben integrarsi con i sistemi di gestione già presenti in azienda (es.: ISO 9001, ISO 45001, Modelli 231/01), valorizzando le azioni attuate ed i risultati ottenuti.
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Fonti
- La Repubblica, “Pnrr, più di 800 siti aziendali hanno il bollino rosa per la parità di genere” Link
- Lavoro Si del 31/05/2023 “DL 29 maggio 2023 n. 57 : Certificazione parità di genere – modifiche al nuovo Codice Appalti” Link
- Italia Oggi “Appalti, premi alle imprese che rispettano la parità” Link
- Build News “Parità di genere negli appalti pubblici, in Gazzetta una modifica al Nuovo Codice dei Contratti” Link
- World Economic Forum, Global Gender Gap Report 2022, Link
- EIGE – European Institute for Gender Equality. Link verso l’index
- Forbes, del 22/03/2023 “Parità che genera”: le imprese inclusive fatturano il 23% in più”, Link