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Performance finanziarie e CSR: un’indagine sulle Top 30 europee

Anche quest’anno, il Centro Studi Bilanciarsi ha proposto la rilevazione delle azioni di Corporate Responsibility (CR) intraprese dalle imprese quotate nei principali mercati borsistici europei, distintesi per le migliori performance economico-finanziarie.

A distanza di un anno è stata effettuata la quarta rilevazione per indagare il grado di correlazione tra Corporate Responsibility e performance finanziarie.

La ricerca si è focalizzata su due temi principali:

1. Il livello di utilizzo di strumenti di CR da parte delle imprese nei loro processi aziendali;
2. Il grado di turnover delle imprese all’interno della classifica delle “TOP 30” (31 dicembre 2010 – 31 dicembre 2011), atto a verificare l’esistenza di una relazione tra attenzione alla CR e capacità di restare all’interno della classifica nel tempo.

Quest’ultimo punto riflette un recente studio condotto su 180 imprese analizzate in un arco di 18 anni (Eccles, Ioannou, Serafeim, 2011), che ha dimostrato che la CR impatta positivamente sulle performance economiche e finanziarie, migliorando la competitività di queste ultime rispetto a quelle che invece non fanno uso di strumenti di Corporate Responsibility.

I risultati testimoniano di un aumento, rispetto alla rilevazione precedente, del turnover delle imprese nella classifica Top 30, che potrebbe presumibilmente indicare un eccessivo dinamismo dei mercati europei, causato dalle scosse finanziarie ed economiche della crisi.

Ciò non di meno, si assiste al mantenimento, rispetto alla rilevazione precedente, di una correlazione positiva tra capacità di permanere all’interno della classifica TOP 30 dopo un anno (dal 2010 al 2011) – capacità riscontrata in una percentuale di imprese che supera appena il 15% – e possesso di strumenti di Corporate Responsibility (CR). Questo aspetto potrebbe invece indicare che l’attenzione alle variabili ESG (Environmental, Social e Governance) equivalga ad un driver per il successo economico e finanziario delle organizzazioni.

L’analisi dei dati raccolti permette di constatare che l’89% delle imprese presenti in classifica attua e comunica almeno uno strumento di CR. Questo dato indurrebbe a pensare ad una continuità di correlazione (rispetto ai dati della ricerca precedente) tra attuazione della CR e eccellenti performance finanziarie d’impresa, tanto più che le informazioni di CR maggiormente comunicate dalle aziende sono quelle relative alla Corporate Governance e al proprio CR-Commitment;

Rispetto all’anno precedente, aumenta il driver relativo al reporting delle performance non finanziarie: il 44% delle imprese inserisce online un reporting delle proprie performance non finanziarie, mentre le informazioni sugli asset intangibili sono spesso contenute all’interno dei bilanci annuali e non costituiscono un report separato.

L’analisi del tasso di turnover delle imprese, ovvero l’esame delle organizzazioni uscite dalla classifica nell’arco di 12 mesi (dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2011),denuncia un dato molto elevato, pari al 83,4%. Tale percentuale può sottolineare una maggiore volatilità dei titoli presenti in classifica e una maggiore instabilità economica-finanziaria, dovuta in parte agli echi della recente crisi.

Le imprese rimaste in classifica evidenziano un tendenziale aumento nell’utilizzo di strumenti di CR. In particolare, in questa quarta rilevazione si evidenzia una media di 4,68 strumenti che caratterizzano le aziende in uscita dalla classifica, contro 5,2 di quelle che mantengono la loro presenza all’interno della classifica dopo un anno (dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2011). Tale dato potrebbe essere indice di un effetto stabilizzante della CR sul valore di mercato delle imprese.

Ciò trova conforto anche in ulteriori studi e ricerche internazionali, secondo cui l’implementazione di politiche di CR e l’attenzione a parametri non finanziari ESG (Environmental, Social, Governance) rafforzano la capacità dell’impresa di creare un valore di medio-lungo periodo. Anche per questo motivo è in aumento la quota di capitali e investimenti indirizzati a imprese che dimostrano più di altre capacità di monitorare e gestire questi aspetti non finanziari.

In conclusione, le imprese che hanno messo in atto il maggior numero di strumenti di CR sono quelle rimaste in classifica e hanno mantenuto una stabilità del valore del titolo a distanza di un anno all’altro, anche in presenza di un tasso estremamente elevato di turnover.

Ciò nonostante, a causa dell’orizzonte temporale ancora limitato di analisi dei dati, è impossibile verificare se politiche di CR determinino una stabilità dei titoli finanziari secondo un rapporto di causa-effetto univoco o se invece tale effetto sia stato causato anche da ulteriori agenti esterni che questa indagine non ha rilevato.

Il proseguimento della ricerca nel corso del tempo potrà portare alla costruzione di un trend di medio-lungo periodo (5 anni) sul quale rafforzare o smentire le considerazioni avanzate.

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