Dalla XVIª edizione dell’UPS Europe Business Monitor emergono interessanti risultati circa le opinioni di 1.450 top manager di sette Paesi europei su diverse tematiche che influenzano il business in Europa.
In Europa, per esempio, i manager traggono la maggiore soddisfazione professionale nelle sfide intellettuali (45%) e nella possibilità di incontrare e lavorare con nuove persone (42%).
Il terzo motivo di soddisfazione riguarda invece la consapevolezza e la voglia di essere responsabili della crescita della propria organizzazione (37%).
Inoltre i manager europei, emerge dallo studio, sono motivati dall’avere una buona reputazione (27%). In Italia, particolarmente, la reputazione è considerata dai manager più gratificante dei soldi.
Al contrario, il riconoscimento monetario è considerato più rilevante e fonte di maggiore soddisfazione da parte dei manager spagnoli (21%), mentre in Francia i capi d’azienda si dimostrano, più di altri loro colleghi europei, sensibili all’idea di ricoprire una posizione di responsabilità (15%).
Un ulteriore motivo di gratificazione risiede, per i manager intervistati, nell’opportunità di formare nuovi talenti e guidarli nel business dell’impresa. In Italia questo aspetto di gratificazione si posiziona al quinto posto della classifica, mentre risulta al quarto per i il resto d’europa.
I comandanti delle imprese italiani risultano, inoltre, generalmente meno sensibili dei loro colleghi europei, ai problemi connessi alla gestione delle risorse umane e alla selezione di persone qualificate. Infatti il 68% di essi afferma che non si aspetta di avere nessuna difficoltà di trovare risorse qualificate in futuro, il 18% afferma di averle già incontrate ed il 13% dichiara che il futuro potrebbe riservarne qualcuna.
Un ultimo interessante aspetto, portato in luce dall’analisi, evidenzia che le risorse umane non sembrano rappresentare un elemento fondamentale nelle politiche di Responsabilità Sociale d’Impresa aziendali. Se in Europa mantenere alto il livello quali-quantitativo di capitale umano ed intellettuale è considerato importante nella misura del 43%, in Italia, al contrario, questo aspetto non costituisce una priorità e si assesta solamente al 29% delle preferenze.
Tuttavia, nell’odierna economia globalizzata del XXI secolo, la cosiddetta economia della conoscenza (knowledge economy), dove la produzione dei beni e servizi, molti dei quali intangibili, è caratterizzata sempre più dalle risorse invisibili ma fondamentali, come il capitale umano (le abilità ed i talenti delle risorse umane) ed intellettuale (il sistema di relazioni in possesso dell’azienda), è logico pensare che la persona in azienda costiuirà l’asset centrale di creazione di valore e quindi una priorità da misurare, monitorare e gestire, pena la perdita di competitività per l’impresa.